Carceri, la perenne sconfitta

Si segnala l’articolo e il podcast di Conchita Sannino apparso su La Repubblica il 29 dicembre scorso, in cui viene analizzata la complessa e difficile situazione carceraria nei due anni dell’emergenza pandemica, le storture che non si sono riuscite a sanare, le violenze e le sconfitte della gestione.

 

Qui per ascoltare il podcast, qui la trascrizione:

« Abbiamo visto e dimenticato. Abbiamo conosciuto storie e statistiche di quello che accade nelle carceri italiane e non è servito, ancora, a molto. Abbiamo osservato la scorsa estate, perfino troppo attraverso quei filmati che hanno fatto il giro del mondo, le violenze di massa che sono state messe a segno un anno prima, nell’aprile del 2020, nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, e non sappiamo se basterà davvero. Il durissimo biennio che si chiude consegna la foto più completa e impietosa del nostro sistema penitenziario. Il Covid ha fatto esplodere carenze strutturali e di organizzazione, ha svelato mancanze e storture. In queste ore, la variante Omicron continua a seminare contagi a grappoli, ma il sovraffollamento non dà tregua. Non ci sono cure, non c’è personale attrezzato. Una tenaglia che ormai da due anni non lascia spazio a sufficienza né per l’isolamento di vigilanza antipandemica né per la soglia minima di socialità, praticata negli istituti. Il 2021 ha, almeno, segnato nella riforma del processo penale, la possibilità di accedere a misure alternative alla detenzione anche prima che la sentenza diventi definitiva. Eppure, manca una visione unitaria che pensi al rafforzamento del personale non in divisa, che lavori alla prospettiva costituzionale di reinserimento sociale, che indichi, soprattutto, una strada diversa di dialogo e rispetto, nel giorno per giorno del carcere. Come uno straordinario film ha mostrato quest’anno, Aria Ferma di Leonardo di Costanzo, che con poche battute e primi piani magistrali, trasforma il contatto tra detenuto e agente nel senso di un incontro solidale che può instaurarsi ben al di là dell’ora d’aria.

E ora, l’inverno della quarta ondata torna a diffondere tante diffuse emergenze: la Sardegna lancia il suo allarme. Episodi di violenza, questa volta a danno degli agenti, mancano operatori, Comandanti, personale civile. Negli istituti della Campania, focolai anche di 70 contagiati. Tra le partite più importanti del PNRR c’è quella che imporrebbe la rifondazione del sistema. Sono previsti anche 132 milioni di euro ma i fondi del PNRR destinati a questo settore saranno impegnati quasi tutti nella ristrutturazione e costruzione di nuove strutture e padiglioni. Un passo avanti essenziale che rischia, però, di non cambiare il volto delle carceri, a dispetto della determinazione che il governo sembra mostrare su questo punto, anche sulle sollecitazioni costanti del Garante Nazionale e delle associazioni che si fanno voce e corpo di chi ha perso quasi ogni diritto dietro le sbarre.

Solo qualche giorno fa è cominciato il processo nel Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere, a carico di 108 imputati – quasi tutta la linea di comando della Penitenziaria. In quell’aula, va in scena lo spaccato italiano che è facile accantonare: un’inchiesta che, forse, non sarebbe mai sorta senza il lavoro di uno scrupoloso Magistrato di Sorveglianza, Marco Puglia.

Marco Puglia: “Il mio auspicio non può essere che quello che il processo possa dipanare la nebbia che si addensa sul carcere di Santa Maria, disvelando la verità dei fatti. Al di là della verità che solo la giustizia ci consentirà di conoscere, posso aggiungere che questa vicenda resterà per molto tempo impressa nella mia mente. Essa ha rappresentato uno dei momenti, professionalmente, più impegnativi della mia carriera, perché non dimenticherò mai la concitazione, la preoccupazione, provati durante l’ispezione notturna del 9 aprile 2020.”

Il giudice Puglia sarà teste d’accusa e, per la prima, ha accennato a Repubblica il peso di quest’esperienza.

“Ho ovviamente affidato il racconto alla Procura e spero che il mio contributo possa rappresentare un punto di confronto costruttivo, utile, della dialettica processuale.”

Proprio in seguito al clamore suscitato dall’inchiesta e delle immagini su abusi e violenza subite dai detenuti, nel luglio scorso la Ministra Cartabia e il premier Draghi vollero visitare l’istituto di Santa Maria. Il Presidente del Consiglio prese la parola nell’assolato cortile e, con franchezza, ammise subito: “Siamo qui ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte”.

Intanto, come Piero Calamandrei già ammoniva 72 anni fa, “i figli sono cresciuti, sono cresciuti i nipoti ma il nostro sistema carcerario è rimasto così, quasi immutato”. L’augurio da fare a noi stessi è che la sconfitta, con l’avanzare del nuovo decennio, non resti perenne.»

 

A cura di Giulia Podestà

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