Con una sentenza pronunciata il 6 ottobre scorso, il Tribunal Constitucional ha ritenuto infondate le questioni di costituzionalità che erano state sollevate con riguardo a questa pena, che è stata introdotta con la ley organica 1/2015 dal Governo di Mariano Rajoy. La prision permanente revisable viene definita nel preambolo alla ley organica come suscettibile di essere irrogata esclusivamente per reati di eccezionale gravità (si fa l’esempio di “asesinatos especialmente graves”, dell’ “omicidio del Jefe de Estado o de su heredero” ecc.), per i quali appaia giustificata una risposta sanzionatoria di carattere straordinario. La pena, in effetti, ha una durata indeterminata (prision permanente), ma è soggetta a un regime di revisione: dopo aver scontato una parte rilevante della pena carceraria (la cui estensione in concreto dipende dal numero dei reati commessi e dalla loro natura), il condannato potrà ottenere la liberazione condizionale, qualora sia ritenuto possibile il suo reinserimento nella società. Ed è proprio la previsione che la situazione personale del reo debba essere periodicamente rivalutata a cadenze regolari che – nella mente del legislatore – renderebbe esente questa pena da qualsiasi dubbio di una sua disumanità.
Ciononostante, la prision permanente revisable è stata immediatamente oggetto di profonde critiche, tanto in sede politica quanto nel dibattito dottrinale e si è dubitato fin da subito della sua legittimità costituzionale. Sulla questione si è, infine, pronunciato il Tribunal Constitucional, che ha deciso di respingere il ricorso con la sentenza che è possibile leggere in allegato.
A breve seguirà un commento alla decisione redatto dalla prof.ssa Vicenta Cervelló Donderis dell’Università di Valencia.