In attesa di avere a disposizione la versione integrale del Rapporto annuale – che, come puntualizzato nel comunicato ufficiale apparso sul sito (https://www.cglpl.fr/ 2022/publication-du-rapport-dactivite-2021/), sarà reso accessibile in rete il 13 luglio prossimo – è stato reso pubblico il dossier predisposto per la stampa (oltre a un’ampia documentazione fotografica dei luoghi visitati). Durante l’anno appena trascorso, il CGLPL ha effettuato 124 visite di controllo: 29 istituti penitenziari, 24 stabilimenti per persone affette da disturbi mentali, 14 luoghi di ospedalizzazione per persone detenute (chambres sécurisées), 9 centri di rétention administrative per extracomunitari (CRA), 7 centri educativi a regime chiuso per minori (CEF), 9 tribunali e 32 locali destinati alla garde à vue. I controllori hanno trascorso 140 giorni all’interno di strutture sanitarie per persone detenute, 162 giorni in istituti penitenziari, 55 giorni in luoghi di garde à vue, 25 giorni un centri educativi “chiusi” per minori e 28 giorni in luoghi di “trattenimento amministrativo”.
1. Il persistere dell’emergenza sanitaria. Il documento si apre con la denuncia delle gravi conseguenze che l’epidemia di coronavirus ha prodotto sugli istituti carcerari: la crisi sanitaria, infatti, ha impattato durement et durablement sulle condizioni detentive dell’insieme della popolazione reclusa. Il timore di una rapida propagazione del virus nel contesto di strutture chiuse ha giustificato, invero, l’adozione, da parte della autorità francesi, di misure restrittive reputate in grado di prevenire questo fenomeno, ma che hanno inevitabilmente comportato significative restrizioni dei diritti delle persone detenute. A ogni allerta sanitaria hanno fatto seguito, in effetti, contraintes sévères et soudaines che si sono rivelate oltremodo pregiudizievoli non solo per la privacy e i rapporti con la famiglia, ma anche per le
attività trattamentali e il diritto al lavoro.
Con l’eccezione di alcune pratiche sportive e fermo restando i detenuti impiegati in lavori di pubblica utilità (che, anzi, sono andati aumentando di numero), l’accesso al complesso delle attività che si praticano usualmente in carcere (si sia trattato dell’istruzione, del lavoro, della formazione professionale, delle pratiche legate al culto e del lavoro) ha subito pesanti limitazioni.
D’altra parte, il CGLPL ha potuto constatare non solo che in numerosi istituti le restrizioni hanno ecceduto il livello di quelle che erano state imposte alle persone libere, ma che, mentre nella primissima fase della epidemia erano state adottate mesures compensatoires (per esempio, ampliando l’accesso ai colloqui telefonici) e soprattutto si era assistito a un’ action conjointe des autorités pénitentiaires et judiciaires per ridurre la surpopulation endémique all’interno degli istituti carcerari in occasione dell’ennesima ondata di diffusione del virus che si è verificata nel 2021, non si è potuto registrare, purtroppo, un sforzo di analoga portata. Peraltro, le restrizioni sono andate consolidandosi nel tempo a fronte di una condizione di sovraffollamento che non ha mai dato segno di riduzione, ciò che ha reso impossibile il rispetto di un adeguato distanziamento sociale, anche in considerazione del fatto che lo spazio disponibile all’interno delle celle (considerato l’ingombro del mobilio) supera di poco i 3 o 4 m2 per due o tre persone.
Per quanto riguarda, in particolare, gli stabilimenti per persone affette da turbe mentali, il CGLPL, preso atto delle misure restrittive che sono state adottate nel corso del 2021, ha raccomandato in più occasioni che le visite dei familiari non siano indiscriminatamente precluse, ma, piuttosto, adaptées à la situation familiale et à l’état du patient. Più in generale, del resto, le restrizioni disposte con riguardo alle visite, alle attività, alla libertà di andare e venire dei pazienti non possono che essere individualisées et motivées sur un plan médical. Il contrasto alla pandemia, infatti, ne peut pas être invoquée de manière systématique pour justifier des pratiques incohérentes. A ciò si aggiunga che le visite svolte in queste strutture nel corso del 2021 hanno confermato la crise profonde que traverse la psychiatrie publique
française. E, se è vero che il sempre più diffuso fenomeno della inadeguatezza numerica dei medici, al pari di una pression croissante des exigences sécuritaire, non costituiscono assolutamente una novità, è anche indubbio che queste incongruenze e contraddizioni di sistema sono andate amplificandosi in conseguenza della crisi sanitaria. Non solo, ma l’instabilité juridique che ha avuto origine dalle reiterate censure cui le Conseil constitutionnel ha sottoposto la disciplina de l’isolement et de la contention, di cui all’art. L. 3222-5-1 code de la
santé (un sistema di controllo giudiziario è stato infine introdotto dal legislatore solo il 22 gennaio scorso), accompagnata da una perenne crisi di risorse e dalla diversité des doctrines médicales, hanno finito per provocare un profondo disagio fra i medici.
Il CGLPL ha potuto direttamente riscontrare come essi insistano, infatti, sur le changement brutal de contexte de la démographie médicale, che si è prodotto in questi ultimi mesi, e sconsolatamente prendano atto del fatto che le sollecitazioni provenienti dal Conseil constitutionnel non siano state messe a profitto dal legislatore per riflettere seriamente sur la situation de la psychiatrie publique.
2. L’intollerabile ritorno dei tassi di sovraffollamento ai livelli raggiunti nel periodo precovid. Il focus del rapporto è sul fenomeno dell’aumento estremamente significativo delle presenze nelle carceri francesi che si è registrato nel corso dell’anno passato.
Nel 2021, infatti, la densité carcérale ha proseguito nella sua impennata che era già iniziata nell’ultima fase del 2020. I numeri sono impietosi: il tasso di affollamento all’interno delle maisons d’arrêts (le uniche investite da questo fenomeno) ha raggiunto il 139%, alla data del 1° aprile 2022, contro il 125,4% che era stato rilevato lo stesso giorno nel 2021.
Esistono specifiche realtà in cui, peraltro, la situazione è ancora più grave.
Particolarmente emblematico è il caso della maison d’arrêt di Toulouse Seysses: il tasso è arrivato al 187%, in un contesto di assoluto degrado, dove 1.660 detenuti sono costretti a dormire sui materassi collocati direttamente sul pavimento (una situazione che, del resto, il CGLPL ha potuto riscontrare in tutte le maisons d’arrêt (piccole o grandi che siano)). In questa situazione è chiaro che il sovraffollamento
finisce per stravolgere completamente le condizioni di vita carceraria: a risentirne sono le relations entre détenus, celles entre surveillants et détenus, ma è altresì sostanzialmente precluso l’accesso alle cure mediche, al lavoro, alle attività di formazione professionale e, perfino, alle docce e all’ora d’aria. Quando la percentuale di affollamento raggiunge questi livelli, invero, faute de temps, faute de médecins, de surveillants, de professeurs. Faute de tout.
La Contrôleure ha modo di rilevare come, dopo una fase in cui si era riusciti a mantenere – nel corso del 2020 – la densité carcérale globale al di sotto della soglia simbolica del 100% (ancorché nelle maisons d’arrêt non si sia mai scesi, in realtà, al di sotto del 110 %, tanto che è sempre stato possibile rilevare la presenza di quelques centaines de matelas au sol), è andata completamente sprecandosi l’opportunità di maintenir un peuplement des maisons d’arrêt acceptable e, nel corso del 2021, i tassi di affollamento sono risaliti a livelli prossimi a ceux qu’on l’on connaissait avant le début de la crise sanitaire.
Percentuali di questo livello non possono che destare grande preoccupazione, considerato che il fenomeno del sovraffollamento – come in più occasioni lo stesso CGLPL ha avuto modo di illustrare – è causa di conséquences multiples sulla popolazione carceraria. Esso non solo comporta, infatti, un vero e proprio “snaturamento” del senso della pena, ma pregiudica la dignità e, più in generale, l’ensemble des droits fondamentaux delle persone incarcerate, perché rende più dure le condizioni materiali in cui si svolge la loro detenzione, perché favorisce
l’emersione di tensioni e lo scatenarsi di violenze, perché altera la qualità delle cure e, infine, perché è di ostacolo al mantenimento dei legami con l’esterno nonché all’accesso alle misure di reinserimento sociale. Queste effetti sono ben noti e sono andati solo temporaneamente attenuandosi nel corso del 2020 in conseguenza della riduzione delle presenze in carcere, ma oggi tornano a essere diffusamente avvertiti e, anzi, si presentano aggravées par les conséquences de la crise sanitaire ou par les mesures prises pour la contrer.
Di fronte a una situazione così drammatica si rende necessario evidentemente il varo di politiche in grado di contrastare in maniera sistematica la tendenza a un incremento costante del tasso di affollamento carcerario. Da questo punto di vista, la Contrôleure générale prende atto che alcuni progetti di régulation carcérale sono stati sperimentati all’interno di certe case di reclusione. All’atto pratico, però, non si sono rivelati idonei a conseguire gli obbiettivi per i quali erano stati concepiti. Del resto, il CGLPL, già nel 2018, aveva avuto modo di presagire come une régulation carcérale uniquement fondée sur des circulaires, et non inscrite dans la loi, avrebbe prodotto effetti poco consistenti. E questa previsione trova oggi conferma, purtroppo, nei fatti. Una presa d’atto resa ancor più amara dalla constatazione che
non si è stati capaci di trarre ispirazione dall’insieme di disposizioni mise en place avec efficacité et succès en 2020: un complesso di interventi che hanno consentito di rendere meno gravosa la condizione carceraria in occasione della prima ondata di pandemia, sans recrudescence de la délinquance et sans même que l’opinion ne s’en plaigne.
E’ auspicabile, dunque, una inversione di rotta, anzitutto sul piano culturale: tutti sono chiamati a riconoscere, invero, che la prison n’est pas la seule sanction possible: des alternatives existent. A parere di Mme Dominique SIMONNOT (capo del CGLPL) è assolutamente necessario, dunque, valorizzare misure come il lavoro di interesse generale, le varie tipologie di sursis probatoire, la libération sous contrainte ecc.: si tratta comunque di pene, ma orientate soprattutto al risocializzazione. E’ questa la scelta che ha compiuto l’ordinamento tedesco, laddove i giudici condannano alla pena detentiva molto meno dei colleghi francesi, perché il carcere, ormai da qualche anno, ha cessato d’être la référence.
Non ci si dovrebbe, però, fermare qui, perché se è ormai un dato acquisito che la pena carceraria n’est sûrement pas la plus efficace en termes de lutte contre la récidive, bisogna anche essere consapevoli della circostanza che le condizioni di vita all’interno delle carceri e la qualità dei servizi di cui i detenuti possono avvalersi per essere adeguatamente assistiti nel momento dell’uscita dal luogo di reclusione
influent directement sur la manière dont ils vont se comporter en sortant. E’ evidente, infatti, che un detenuto “stipato” insieme ad altri due all’interno di una cella squallida e che è autorizzato a uscire solo per due ore al giorno in occasione dell’ora d’aria, magari con una sensazione di paura che gli attanaglia lo stomaco, risque fort d’être plus endurci en sortant qu’en entrant. Insomma, se è vero che il carcere ha lo scopo di punire, esso deve essere altresì capace di favorire il reinserimento nella società: e, se questa finalità devient une fiction, la société tout entière est perdante.
3. La lotta al sovraffollamento passa necessariamente dal coinvolgimento della autorità giudiziaria e da criteri di regolazione dei flussi carcerari imposti per legge.
Alla consapevolezza che la pena carceraria può concretamente rispondere a una finalizzazione risocializzatrice solo quando all’interno degli istituti siano garantite condizioni di vita rispettose della dignità dei detenuti deve accompagnarsi, peraltro, l’impegno concreto a tener sotto controllo i tassi di detenzione. A questo proposito, il dossier evidenzia come sia necessario che della questione del sovraffollamento carcerario si debba far carico l’intera “catena” di cui si compone il sistema penalepenitenziario. Non si può pensare, cioè, di lasciare questo compito alla sola Amministrazione penitenziaria: essa non ha, in realtà, alcuna possibilità in concreto
di gestire il numero degli ingressi in carcere e, anzi, i suoi funzionari devono sopportare quotidianamente un appesantimento delle condizioni di lavoro proprio a causa del sovraffollamento carcerario. Dunque, la questione in discorso non deve essere più apprezzata alla stregua di un fenomeno di natura meramente penitenziaria, ma, piuttosto, diventare oggetto di une véritable politique publique, in relazione alla quale siano stanziate risorse ad hoc e permanenti. Allo scopo, la Contrôleure auspica una riflessione complessiva sur la manière dont fonctionnent les juridictions pénales e sull’insieme des processus d’exécution et d’application des peines. Si tratterà, poi, di impegnarsi a fissare objectifs chiffrés e di sottoporli a un monitoraggio renforcé. Allo scopo deve essere resa responsabile anche l’autorità
giudiziaria e ciò implicherà una sua presenza più intensa negli istituti penitenziari.
Perché è vero che essa già conosce le condizioni di vita all’interno delle carceri francesi, ma c’è una grande differenza tra savoir et voir, mentre voir et gérer è proprio tutta un’altra cosa. Il coinvolgimento dell’autorità giudiziaria impone, poi, un intervento “a monte” del legislatore, perché, sans fondement législatif contraignant, qualsiasi tentativo di régulation carcérale si rivelerà inadeguato a
risolvere una difficoltà che risale nel tempo, è strutturale e di portata nazionale. Il ricorso semplicemente a incitations diffuse attraverso le circolari, infatti, non è in grado di vincere questa sfida, perché il tutto si ritrova a essere condizionato da circonstances locales, voire d’initiatives et de décisions individuelles. Perciò, Mme Dominique SIMONNOT torna a riproporre una soluzione che già è stata prospettata in altre occasioni dal CGLPL, cioè l’inscription dans la loi del divieto generale di ospitare persone detenute mettendo loro a disposizione dei materassi collocati direttamente sul pavimento delle celle e della creazione di un dispositif de régulation carcérale, che imponga, presso ogni ufficio giudiziario, un controllo periodico sulla popolazione detenuta, così da veiller à ce que le taux d’occupation
d’un établissement ne dépasse jamais 100%. Un risultato che potrebbe essere raggiunto attraverso l’adozione di un système simple, alla luce del quale l’entrée de l’un en cellule [devrait être] compensée par la sortie – sous contrôle – d’un autre le plus proche de sa fin de peine, tutte le volte in cui il tasso di affollamento all’interno dell’istituto sfiori 100%. E’ questa, del resto, una soluzione già sperimentata nel 2020 «grâce» all’epidemia da Covid, quando si è assistito a qualche miglia di uscite (un peu) anticipées, che hanno consentito di allentare almeno in parte la morsa del sovraffollamento. E oggi agir en ce sens est une urgence.
Luca Bresciani