Pubblicato il rapporto sulla visita effettuata dal CPT in Spagna dal 14 al 28 settembre del 2020. Le osservazioni di David Colomer Bea, Profesor Ayudante Doctor de Derecho Penal, Universitat de València

Nel settembre 2020, una delegazione del CPT ha visitato la Spagna per conoscere il trattamento di uomini e donne privati ​​della libertà nelle unità di polizia, nelle carceri e nei centri di detenzione per i minori. Nello specifico sono stati visitati otto stazioni della Polizia di Stato [1], una stazione di polizia locale[2], nove istituti penitenziari[3] e un centro di detenzione minorile[4]; tutti dipendono dal Ministero dell’Interno, fatta eccezione per l’ultimo, dipendente dalla Comunità Autonoma dell’Andalusia. Durante la visita in Spagna, la delegazione del CPT ha incontrato le autorità spagnole, gli agenti di polizia, i funzionari penitenziari e altro personale dei suddetti istituti, nonché prigionieri e detenuti.

Il 9 novembre 2021, sul sito ufficiale del Consiglio d’Europa, è stato pubblicato il rapporto del CPT sui risultati della sua visita in Spagna[5]. Sebbene si riconosca che, in generale, la collaborazione ricevuta sia stata molto buona e nonostante la maggior parte dei prigionieri e dei detenuti intervistati abbia dichiarato di essere stata trattata correttamente dal personale del rispettivo istituto, il rapporto rileva un numero considerevole di denunce di maltrattamenti e alcune importanti carenze strutturali.

 

Unità di polizia

I presunti maltrattamenti inflitti dagli agenti di polizia denunciati riguardano l’uso eccessivo della forza (colpi, pugni e calci al corpo e alla testa) sia al momento dell’arresto, al fine di ottenere una confessione in questura, sia come punizioni nelle celle. Sono stati segnalati anche attacchi verbali di disprezzo riguardanti il colore della pelle o l’origine dei detenuti.

Tra le raccomandazioni del CPT rivolte alle autorità spagnole, spiccano le seguenti: 1) che tutte le stazioni di polizia conservino le loro registrazioni di videosorveglianza per un minimo di 30 giorni, in modo che qualsiasi denuncia di maltrattamento presentata contro gli agenti di polizia nelle aree coperte dalle telecamere possa essere verificata; 2) che gli agenti di polizia facciano un uso più proporzionato della forza e degli strumenti a loro disposizione, in particolare le manette, limitandone l’uso per il tempo strettamente necessario, al fine di evitarne l’inasprimento; 3) che tutti i detenuti siano debitamente informati dei loro diritti dagli agenti di polizia; che gli sia concesso di conservare una copia del documento informativo durante lo stato di fermo di polizia; nel caso di detenuti stranieri, che gli stessi possano avvalersi dell’ausilio di un interprete, senza essere obbligati a firmare dichiarazioni o altri documenti senza tale assistenza, oltre a ricevere informazioni scritte sui loro diritti in una lingua che possano comprendere; 4) che agli avvocati sia garantita la possibilità di incontrare privatamente i propri assistiti, senza la presenza di agenti di polizia; 5) che i registri ufficiali di custodia contengano in dettaglio tutti gli eventi significativi che si verificano durante il periodo in cui un detenuto è in stato di fermo di polizia; 6) che sia contemplata la creazione della figura del custode, funzionario incaricato di salvaguardare le garanzie del detenuto durante il suo periodo di permanenza in questura; 7) che sia garantita la registrazione elettronica di tutti gli interrogatori di polizia.

 

Istituti carcerari

Il rapporto del CPT analizza separatamente la condizione giuridica di ciascuna delle persone private della libertà nelle carceri maschili, nelle carceri femminili e negli ospedali psichiatrici penitenziari. Tuttavia, una delle raccomandazioni più importanti contenute nel rapporto riguarda le tre classi di istituti penitenziari: che l’assistenza sanitaria fornita ai detenuti o alle persone soggette a misure di sicurezza detentiva sia di competenza delle autorità sanitarie; infatti, durante la sua visita in Spagna, il CPT ha osservato che la dipendenza di tale servizio dal Ministero dell’Interno pregiudica l’autonomia del personale medico quando si tratta di curare i detenuti e/o le persone private della propria libertà a causa di una misura di sicurezza; in particolare, l’autonomia del personale medico risulta compromessa quando i detenuti e/o i soggetti limitati della propria libertà personale dichiarano di aver subìto aggressioni ad opera del corpo di polizia, poiché, come evidenziato in alcune denunce, solitamente sono gli stessi operanti di polizia che hanno posto in essere i maltrattamenti ad accompagnare l’operatore sanitario nel momento in cui questo presta assistenza.

In relazione alle carceri sia maschili che femminili, il CPT raccomanda alle autorità spagnole di garantire che ogni cella sia occupata da un solo detenuto[6], a meno che non vi siano richieste o ragioni specifiche per la condivisione di una cella tra due detenuti.

Nel caso delle carceri maschili, un numero significativo di denunce per maltrattamenti riguarda aggressioni fisiche da parte di funzionari, con azioni simili a quelle che presumibilmente sono avvenute in questura: schiaffi, pugni, calci e colpi con i manganelli. Alcune di queste aggressioni sarebbero state inflitte come misura correttiva contro comportamenti autolesionistici. A tal proposito, il CPT raccomanda che l’uso della forza e, in particolare, la contenzione meccanica reggimentale cessino di essere applicate ai detenuti con malattie mentali e a coloro che si auto-lesionano. Inoltre, si raccomanda di fornire ai funzionari penitenziari una maggiore formazione sulle tecniche di controllo e contenimento. Per incentivare i detenuti a perseverare nello sporgere denuncia in caso di maltrattamenti subìti, il CPT propone una serie di misure, tra cui la necessità di notificare immediatamente le denunce alla Procura della Repubblica, di documentare le lesioni in modo più rigoroso e di garantire la piena operatività dei sistemi di videosorveglianza delle carceri. Inoltre, il rapporto raccomanda che nei moduli a regime chiuso sia prevista una maggiore offerta di attività propositive finalizzate all’integrazione del detenuto in un modulo di regime ordinario.

Infine, in relazione al procedimento disciplinare, il CPT, oltre a respingere la possibilità di utilizzo della violenza fisica da parte degli operanti di polizia, inflitta come misura correttiva nei confronti di soggetti autolesionisti (in linea con quanto sopra), rileva due carenze che andrebbero sanate: 1) il fatto che non dovrebbero applicarsi misure di isolamento per un periodo superiore a 14 giorni; 2) il tempo eccessivo che talvolta intercorre tra la commissione dell’illecito e l’esecuzione della sanzione disciplinare.

 

Per quanto riguarda le carceri femminili, la principale carenza che il rapporto rileva è l’assenza di una prospettiva di genere nell’adozione di misure per il trattamento e la gestione delle detenute. La prospettiva delle carceri spagnole si basa su una popolazione e un personale carcerari di forte prevalenza maschile. Il CPT raccomanda di sviluppare un approccio di genere a favore delle detenute, che tenga conto, tra gli altri aspetti, del fatto che le stesse rappresentano un minor rischio per la sicurezza rispetto agli uomini e che il maggior onere di responsabilità per le cure familiari ricade sulle donne stesse, motivo per il quale dovrebbero essere aumentare le possibilità di entrare in contatto con le proprie famiglie. A tal fine, sarebbe opportuno che tutto il personale penitenziario riceva una formazione specifica in materia di genere e che la maggior parte dei funzionari che lavora nelle carceri o nelle unità femminili sia costituita da donne, compresi direttori e capi servizio.

 

Per quanto riguarda gli ospedali psichiatrici penitenziari, il CPT si propone di attribuire loro piena autonomia istituzionale e funzionale rispetto alle altre autorità penitenziarie, in modo che ricadano sotto la piena responsabilità del Sistema Sanitario Nazionale, al fine di poter avere un rapporto di subordinazione lavorativa sicuramente migliore, in grado di fornire la piena assistenza di cui i pazienti necessitano, determinando, di conseguenza, l’esigenza di incrementare il numero del personale all’interno di questi centri. Sempre su questa linea, il rapporto si impegna a ridisegnare il progetto degli ospedali psichiatrici penitenziari, che attualmente sono delle vere e proprie carceri, con lo scopo di adeguarli alle finalità terapeutiche a cui rispondono le misure di sicurezza. Il CPT critica il fatto che il trattamento riservato ai detenuti in queste strutture sia principalmente farmaco-terapeutico, “giustificato” dalla mancanza di psichiatri, psicologi e terapisti occupazionali, motivo in più per cercare di accrescere la quantità di tali figure professionali all’interno del personale. Il rapporto rileva anche l’uso eccessivo di mezzi di contenimento come l’isolamento e la immobilizzazione con strumenti meccanici.

 

Centro di detenzione per minorenni, “La Marchenilla”, Algeciras:

La visita al Centro di detenzione per minorenni criminali, “La Marchenilla”, ad Algeciras, ha ricevuto un giudizio complessivamente positivo da parte del CPT. Il rapporto evidenzia da un lato l’impegno del personale nel perseguire l’utilizzo dell’istituto della giustizia riparativa, dall’altro l’atteggiamento affettuoso nei confronti dei detenuti, sebbene alcuni minori abbiano lamentato un comportamento brusco del personale di sicurezza nell’attuare misure di contenimento e nell’uso delle manette, eccessivamente strette. Come nel caso degli ospedali psichiatrici penitenziari, il CPT raccomanda di rimodellare il centro di detenzione minorile affinché presenti un aspetto meno carcerario, più adatto alla rieducazione dei minori. Inoltre, si propone di abolire la misura della immobilizzazione con strumenti meccanici, l’isolamento dei minori e le perquisizioni in piena nudità.

 

David Colomer Bea

Profesor Ayudante Doctor de Derecho Penal

Universitat de València

david.colomer@uv.es

 

[1] Stazione di polizia di Algeciras, stazione di polizia di Castellón de la Plana, stazione di polizia di Madrid-Centro, stazione di polizia di Madrid-Hortaleza, stazione di polizia di Madrid-Moratalaz, stazione di polizia per i minori (GRUME) di Madrid, stazione di polizia di Siviglia polizia- Blas Infante e la stazione di polizia di Valencia-Zapadores.

[2] Stazione di polizia locale di Utrera.

[3]  Carcere femminile di Avila (Brieva), Carcere di Castellón II, Carcere di Madrid V (Soto del Real), Carcere di Madrid VII (Estremera), Carcere di Siviglia I, Carcere di Siviglia II, Carcere di Valencia (Picassent), Ospedale Psichiatrico Penitenziario di Alicante e Ospedale Psichiatrico Penitenziario di Siviglia .

[4] Centro di internamento per minorenni criminali, “La Marchenilla”, ad Algeciras.

[5] Disponibile, in inglese e spagnolo, su https://www.coe.int/en/web/cpt/spain

[6] L’articolo 19 comma 1 della Legge Organica 1/1979, del 26 settembre, Penitenzieria Generale, stabilisce che “tutti i detenuti saranno alloggiati in celle individuali“.

 

Qui il testo in lingua originale; qui l’Executive Summary della visita.

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