Un comunicato stampa del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale riporta l’attenzione su un problema persistente nel nostro sistema, quale quello dei suicidi in carcere. Trentaquattresimo suicidio in trentatré settimane alla data del 16 agosto. Un bollettino destinato a salire a trentacinque. Difatti, ad aggiornare il preoccupante dato è il suicidio verificatosi nel carcere di Ferrara nel pomeriggio del 1° settembre. Un ventinovenne, arrestato per droga, è stato trovato impiccato con le lenzuola della propria cella. Il ragazzo, prima di compiere il gesto, aveva lasciato una lettera alla fidanzata, dichiarando l’intento di togliersi la vita.
Prima di lui, un altro suicidio nel carcere di Vicenza. Un detenuto sottoposto a custodia cautelare, giunto in carcere a mezzanotte e trovato suicida appena quattro ore dopo l’arresto.
A consegnarci una nitida fotografia del fenomeno dei suicidi in carcere è il XVII Rapporto sulle condizioni di detenzione, effettuato dall’Associazione Antigone. Con esso si acquista piena coscienza della portata del problema. Infatti, secondo i dati pubblicati dal Dap, nel 2020 si è registrato il più alto tasso di suicidi dell’ultimo ventennio. Si evidenzia che il dato da considerare per un’effettiva descrizione del fenomeno è la relazione tra il numero di suicidi e il numero di persone detenute mediamente presenti nel corso dell’anno. E nel 2020 tale tasso è risultato significativamente superiore agli anni passati, attestandosi a 11 casi di suicidio ogni 10.000 persone. Si è ben consapevoli che i motivi alla base di un intento suicidario possano essere tanto endogeni che esogeni; tuttavia, – come ribadito dal Garante nel suo comunicato -, “una responsabilità collettiva esiste ed è pesante. Quando, infatti, una persona viene affidata allo Stato, esso diventa non solo responsabile della privazione della sua libertà ma anche della tutela dei suoi diritti”.
È peraltro innegabile che il tasso dei suicidi rispecchia, molto spesso, la condizione esistente nelle realtà carcerarie. A tal proposito, osservando l’andamento nell’ultimo decennio, il rapporto di Antigone riporta che, dopo i livelli raggiunti tra il 2010 e il 2012, il tasso di suicidi ha registrato un sensibile calo tra il 2013 e il 2016 per poi ricominciare bruscamente a salire nel 2017 fino a raggiungere il suo massimo proprio nel 2020. Ciò che colpisce nella lettura delle statistiche è che, negli anni a ridosso della famosa sentenza Torreggiani, si assistette ad una riduzione del tasso di sovraffollamento e, di conseguenza, ad un miglioramento delle condizioni detentive, in concomitanza con un notevole calo del tasso di suicidi. Nel 2017, anno in cui gli effetti della riforma si ridussero, il tasso tornò a salire, superando – si sottolinea – anche i livelli raggiunti del 2013.
Si tratta di dati allarmanti, denunciati tanto dal Rapporto di Antigone, quanto dalle parole del Garante e che rappresentano indicatori importanti del tasso di malessere e di disagio diffuso, purtroppo, negli ambienti carcerari italiani.
I dati dell’Associazione Antigone:
Qui il Comunicato del Garante.